Da buon padre di famiglia, una famiglia larga, fatta di realtà contadina e operaia, e di fame dopo la guerra.

Ed è finita così, nel peggiore dei modi, a dispetto di come era cominciata, come illustra l'articolo di Danilo Baldini, qui sotto, che traccia un'analisi fredda e realistica della situazione (nonostante le chiose criptiche di un non ben identificato I.d.d.).
Una situazione comune in tutto il mondo, e qui composta da imprenditoria, da politici e, in alcune zone del paese, anche da criminalità (se ce ne fosse bisogno), che vanno a braccetto quando fila tutto liscio o che si scannano tra loro quando si trovano qualche bastone tra le ruote, riversandone i danni su chi vi aveva creduto e si è rimboccato le maniche, cioè i più, una popolazione intera nel caso di Fabriano e dintorni.
Per chi volesse approfondire il tema dei rapporti tra le grandi aziende, la politica e la criminalità organizzata, proporrei il libro: Fabio Mini, La guerra dopo la guerra, Einaudi 2003, pp. 294, € 14,00.
(Fabio Mini è Tenente Generale dell'Esercito Italiano e, tra le altre, ha ricoperto la carica di Capo di Stato maggiore del Comando Nato delle Forze alleate del Sud Europa)


Anonimo ha detto...
Forse finirà la telenovela, finirà non bene per qualcuno, finirà un po più bene per altri ma prima o poi finirà, quasi certamente finirà con il commissariamento, cioè come si suol dire a "tarallucci e vino", chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordammoce ò passato, qualcuno continuerà a godersi le ricchezze accumulate, qualcun'altro a leccarsi le ferite. E Viva l'ITALIA.
10 ottobre 2008 15.12
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